2015 02 14 * Artventuno.it quotidiano online * Non solo Tamoil, i Radicali alzano la guardia su Arvedi * Federico Centenari

Maurizio Turco: «Radicali esclusi dagli Osservatori, ma se il Comune pensa di fare con Arvedi quello che ha fatto con Tamoil si sbaglia». Critiche anche all’accordo di Roma, caldeggiato da Pizzetti, che ha fatto sì che il Comune non si costituisse nel processo all’azienda

 

Con Tamoil è vinta la battaglia, non la guerra. Per questo la guardia deve restare alta, così come alta, la guardia, i Radicali la tengono sull’acciaieria Arvedi, perché «se il Comune pensa di fare con Arvedi quello che ha fatto con Tamoil, arrivando ad avere i primi risultati fra trent’anni, si sbaglia di grosso». Parole di Maurizio Turco, già deputato radicale eletto nella nostra circoscrizione e da sempre in prima linea nella battaglia sull’inquinamento della raffineria.

SENTENZA “PILOTA” – Turco è intervenuto oggi durante la conferenza stampa convocata dai Radicali in vista del deposito, lunedì, della sentenza del processo Tamoil. Una sentenza “storica”, l’ha definita Sergio Ravelli, leader – a sua volta “storico” – dei Radicali cremonesi. «Una sentenza storica – ha detto – e una sentenza pilota, perché il dispositivo è già stato oggetto di riflessioni su diverse riviste giuridiche». Il giudice Salvini, ha aggiunto Ravelli, ha lavorato per sei mesi alle motivazioni della sentenza, arrivando ad un “faldone” di 400 pagine. «Un lavoro importante – ha osservato il leader dei Radicali – anche perché deve reggere all’appello, in particolare per quanto riguarda il disastro ambientale doloso a carico di due dirigenti dell’azienda».

L’ACCORDO DI ROMA E IL DISTACCO DELLE ISTITUZIONI – Maurizio Turco, da parte sua, ha aggiunto che quella attesa al deposito lunedì è stata «una sentenza contro il parere di tutti, compreso l’ufficio legale del Comune di Cremona». Riferimento, questo, alla mancata costituzione decisa dalla passata amministrazione anche sulla base dell’accordo stretto a Roma e caldeggiato dal parlamentare del Pd, Luciano Pizzetti.
A proposito di quel patto, alla luce degli sviluppi in sede giudiziaria della vicenda, ha aggiunto con un passaggio sibillino Turco, «sarà il caso di rivedere quell’accordo, chi c’era a quel tavolo e chi rappresentava, perché credo ci siano in questo frangente fattispecie che possono essere di interesse della Procura di Cremona».

IN VISTA DELL’APPELLO – Ora, ha aggiunto, il Comune «dovrà decidere cosa fare». I Radicali le idee le hanno chiare: «Andremo avanti, perché il milione di euro (otttenuto grazie alla costituzione di parte civile fatta da Gino Ruggeri; ndr) è soltanto una provvisionale».
E se «il Comune è convinto che si perderà la causa in appello, noi no. Perciò diciamo al Comune di andare avanti e non svendere la salute dei cittadini per un milione di euro». D’altra parte, ha aggiunto Turco, «la vicenda ha ancora parecchi contorni non chiari e noi vogliamo arrivare all’inquinamento politico. Vogliamo capire trent’anni di inquinamento politico su questa vicenda».

ESCLUSI DAGLI OSSERVATORI – A ruota un passaggio sugli Osservatori, rilanciati dall’attuale amministrazione, che tuttavia non ha ritenuto di includervi rappresentanti dei Radicali. «Hanno costituito gli Osservatori Arvedi e Tamoil – ha provocato l’ex deputato – senza i Radicali. Evidentemente hanno visto che senza di noi negli Osservatori i risultati si raggiungono comunque (grazie al lavoro dei Radicali fuori dagli Osservatori; ndr). Ma se il Comune pensa di fare con Arvedi quello che ha fatto con Tamoil si sbaglia di grosso».

SOCI DELLE CANOTTIERI – In ansiosa attesa della sentenza anche gli avvocati Alessio Romanelli (legale di parte civile per conto di Gino Ruggeri, entrato nel processo per rappresentare la cittadinanza), e Claudio Tampelli, legale di una trentina di soci della Bissolati, su un totale di 12mila iscritti alle Canottieri. Migliaia di soci che, evidentemente e poco comprensibilmente, non hanno ritenuto opportuno costituirsi parte civile.

Sull’accordo di Roma, che portò il Comune retto da Oreste Perri a non costituirsi nel processo per l’inquinamento, è tornato Tampelli. «Un accordo sconfessato nel corso del processo – ha detto -, perché si era partiti affermando che Tamoil non era responsabile dell’inquinamento delle aree esterne e si è arrivati ad affermare che l’inquinamento è passato dall’interno all’esterno della raffineria».

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